IL SECONDO FIGLIO DI DIO. Una piccola storia.

La storia ufficiale spesso sotterra le piccole grandi storie. E quella di David Lazzaretti è una di quelle storie che “se non te la raccontano, non la sai.”

Simone Cristicchi, dopo il successo di Magazzino 18, porta in scena un personaggio che ha rivoluzionato una piccola parte d’Italia, nella maremma grossetana. Una terra aspra e difficile, che ha saputo però accogliere e proteggere una piccola comunità, la Società delle famiglie cristiane, nata grazie a David Lazzaretti.
Il Secondo figlio di Dio di Simone Cristicchi e Manfredi Rutelli ripercorre i momenti più
importanti della vita del predicatore. Creare una società che rispecchiasse fino in fondo i principi del Vangelo era la sua missione. Come si può certo intuire, la Chiesa e la politica dell’epoca non lo videro di buon occhio.
Siamo a metà del XIX sec e la città ideale di Lazzaretti, di fatto, si concretizza in dieci anni. Questa piccola società “giurisdavista”, arrivò a contare fino a cinque mila persone. Una realtà più giusta in cui  i terreni erano a disposizione di tutti, l’istruzione non era solo un privilegio di pochi  e persino le donne potevano votare.
Il talentuoso Simone Cristicchi ha dato voce a quello che poi fu chiamato il Cristo dell’Amiata. In un lungo monologo costellato da brani musicali scritti con Valter Silviotti, interpreta Davide e tutti gli altri protagonisti della sua storia, ma è anche colui che racconta i fatti, il narratore che si svelerà solo alla fine. Nel 1878 Davide Lazzaretti viene accusato di socialismo, viene scomunicato e muore da martire, ucciso dalle forze dell’ordine. I suoi libri, la sua missione, la sua vita interessarono numerosi studiosi, da Gramsci a Tolstoj.
Sul palco, un carro è l’unico elemento scenografico, ma partecipa attivamente allo spettacolo: l’attore lo muove continuamente, lo puntella, lo carica e lo scarica di pacchi, lo trasforma in un altare. Un intelligente e ingegnoso espediente che “interpreta” la storia. Lazzaretti era figlio di un umile barrocciaio e da adulto userà il carro per i suoi viaggi a Roma, da Pio IX, affinché lo aiuti a compiere il suo destino.
La regia di Antonio Calenda ha dato movimento, ritmo e ha contribuito a rendere emozionante e incalzante la storia di un uomo così rivoluzionario, eppure così poco conosciuto.
Cristicchi non cade mai nel toscanaccio a cui siamo abituati in TV e si conferma un talentuoso cantante nei brevi e puntuali brani musicali, ma anche un abile attore. In una sola parola: un artista.
Il disegno luci di Cesare Agoni ha sottolineato con eleganza l’atmosfera intensa e drammatica.
Accolto da applausi fragorosi, Cristicchi racconta al pubblico il suo approccio a questa grande personalità, il lungo lavoro di ricerca e l’apertura di una mostra all’EUR sui cimeli appartenuti a Davide Lazzanetti, che vengono mostrati per la prima volta dopo quasi cento cinquant’anni.

“Ogni sogno ha una voce precisa, e sta dentro ognuno di noi. Solo i matti, i poeti, i rivoluzionari, non smettono mai di sentirla, quella voce. E a forza di dargli retta, magari poi ci provano davvero a cambiarlo, il mondo”.

 

 


 

scritto da Manfredi Rutelli e Simone Cristicchi
con Simone Cristicchi

regia: Antonio Calenda

musiche originali Simone Cristicchi e Valter Sivilotti
costumi e scenografie: Domenico Franchi

Produzione: CTB Centro Teatrale Bresciano, Promo Music
con la collaborazione del Mittelfest 2016

Al teatro Vittoria fino al 26 febbraio