La Recita di Versailles. Il Molière di Paolo Rossi.

«Reciteremo improvvisando e improvviseremo recitando in questa commedia “anarchicamente” ispirata a La recita di Versaille» afferma Paolo Rossi nel prologo. Mai premessa è stata più azzeccata. La drammaturgia è quasi inesistente, un canovaccio si potrebbe dire, che parte da La recita di Versailles di Molière per portare in scena una riflessione sul mondo del teatro e dei teatranti, sul rapporto tra teatro e potere, ma soprattutto sulla modernità.

L’improntu de Versailles, questo il titolo originale, è stata scritta da Molière nel 1663.Qui l’autore dà una propria visione dell’arte drammatica. In questi anni la commedia raggiunge la sua massima espressione in Francia proprio con Molière, conquistando la stessa dignità della tragedia.

La trama è semplice: il Re Sole ha richiesto una nuova commedia per la serata e Molière, autore e capocomico, ha poche ore a disposizione per mettere in scena con la sua compagnia uno spettacolo per il divertissment di Luigi XIV.

La recita di Versailles è uno spettacolo di metateatro con cui Paolo Rossi ci va a nozze. Tante sono le battute e i commenti che criticano il teatro moderno, ma che allo stesso tempo denunciano il suo amore viscerale per quest’arte. Paolo Rossi, interpretando Molière, porta in scena, di fatto, se stesso.

«Molière mi attira perché subisco il fascino di quell’epoca; da capocomico, mi sento vicino a lui, ai suoi problemi, sia nella vita sia nella gestione della quotidianità del teatro» sostiene Rossi «mi attira perché è trasgressivo e innovatore, ma con ampio sguardo verso la tradizione». (Paolo Rossi)

Con lui, sul palco del Teatro Vittoria, una compagnia eterogenea, colorata e divertente. A partire dai Virtuosi del Carso, il gruppo di musicisti dal gusto balcanico che non si limitano a fare da colonna sonora, ma che partecipano attivamente alle “prove”.
Il folletto del teatro Paolo Rossi non si lascia sfuggire l’occasione, troppo ghiotta, di mettere in scena le più grandi commedie di Molière in un unico spettacolo. Il disprezzo per l’ipocrisia e per i compromessi lo sintetizza con il Misantropo, al Tartufo l’arduo compito di ridicolizzare chi si erge a esempio morale, ostentando una devozione religiosa fasulla e nel Malato Immaginario chi cura si ritrova ad essere malato, di una malattia diversa, quella mentale. Sono tutte commedie posteriori al Improntu de Versailles, ma che danno modo agli interpreti di toccare i temi cari a Molière e nel contempo di beffeggiare la società contemporanea.
Nel secondo atto non si capisce più dove finisce Molière e dove comincia Paolo Rossi. L’esperimento sembra riuscito.
Il bicchiere di cristallo (l’attore) pieno di vino(il personaggio) si è infranto al suolo causando il taglio da cui esce il sangue (la persona) e ora le tre cose non sono più distinguibili.

Molière era autore, regista e capocomico. Non a caso alla stesura drammaturgica di questo spettacolo hanno partecipato il drammaturgo, Stefano Massini, tra i più apprezzati in Italia e all’estero, il regista Giampiero Solari che ha saputo restituire uno messa in scena moderna pur utilizzando alcuni espedienti del ‘600 ( i musici, le maschere e il pre-spettacolo sono alcuni esempi) e infine Paolo Rossi, che ad improvvisare è un vero maestro.

Uno spettacolo corale, chiassoso, divertente e colto. Peccato solo che a volte l’improvvisazione si dilunga troppo e lascia poco spazio alla trama: l’attenzione cala e la distrazione è dietro l’angolo.

Bellissimi i costumi curati da Elisabetta Gabbioneta che ha curato anche la scarna scenografia.  Le canzoni originali sono di Gianmaria Testa: poesia in musica.

A concludere la pièce di e su un autore francese, alle dipendenze per il Re Sole la poesia “Eclisse” di Jacque Prèvert.

Luigi XIV chiamato anche Re Sole
spesso era seduto su una tazza del cesso
verso la fine del suo regno
una notte in cui faceva molto buio
il Re Sole si alzò dal letto
andò a sedersi sulla tazza
e sparì.

 


canovaccio di Stefano Massini
regia: Giampiero Solari
con Paolo Rossi, Lucia Vasini, Fulvio Falzarano, Mario Sala, Emanuele Dell’Aquila, Alex Orciari, Stefano Bembi, Bika Blasko, Riccardo Zini, Karoline Comarella, Paolo Grossi
canzoni originali: Gianmaria Testa
musiche eseguite dal vivo: “I Virtuosi del Carso”
scene e costumi: Elisabetta Gabbioneta
luci: Gigi Saccomandi
produzione: Teatro Stabile di Bolzano

Al Teatro Vittoria fino al 12 febbraio