Pieces of a woman.

Pieces of a woman, per la prima volta in Italia in scena al teatro Argentina il 18 e il 19 settembre, nell’ambito del RomaEuropa Festival (REF), è uno spettacolo nato dalla penna di Kornél Mundruczó e dalla regia di Kata Wéber.

La storia comincia con una gravidanza. Maja (interpretata dalla bravissima Justyna Wasilewska) vuole partorire in casa la sua bambina, ma l’ostetrica che arriva non è quella che aspettavano e una complicazione farà morire la neonata pochi minuti dopo il parto, tra le braccia dei genitori.

La prima parte dello spettacolo è quella più carica di tensioni. La drammaticità dell’evento è sottolineata dalla scelta registica, che ricorda quella cinematografica. Lo spettatore, per almeno i primi trenta minuti di spettacolo, non vedrà quasi mai gli attori sul palco. Infatti l’azione si svolge dietro un pannello che simula l’ingresso della casa su cui saranno proiettati i lunghissimi piani sequenza e i primi piani ravvicinati che, inevitabilmente, inseriscono lo spettatore stesso nella scena.

Dopo l’evento traumatico, il pannello lascerà il posto alla scenografia teatrale. La casa, intravista nelle riprese iniziali, si presenta in tutto il suo aspetto borghese.

La madre di Maja, con accenni di demenza senile, vi abita e, non a caso, allestisce l’abitazione seguendo le tecniche dell’home staging. Si capisce subito che la donna è molto attenta all’apparenza e al giudizio della gente. Probabilmente anche per questo, è anche l’unica in casa che indossa un abito nero.

Maja e la sua famiglia sono invitati in quella casa per un pranzo domenicale. E qui, come spesso accade, accanto all’anatra al forno vengono serviti anche vecchi rancori e gelosie. Il dramma, tuttavia, viene alleggerito di tanto in tanto, dalle battute dei personaggi, che riescono a strappare anche qualche risata.

Mentre Maja cerca di “restare a galla”, il marito viene risucchiato dai demoni del passato

Il dramma di Maja, quindi, diventa un dramma di coppia e poi familiare in cui tutti si sentono in diritto di giudicare come la donna ha affrontato il lutto.

La scrittura è piena di rimandi simbolici. I luoghi e gli oggetti diventano metafore che fanno rivivere il parto e la morte. Gli oggetti dell’infanzia si ritorcono macabramente contro Maya. La casa di famiglia, che per antonomasia rappresenta la solidità e il calore familiare, distrugge i rapporti e le individualità e si rivela per quello che è sempre stato: un palcoscenico ipocrita.

Da sottolineare la forte drammaticità della scena di nudo che rappresenta il climax dello spettacolo. Nella vasca Maya simula e rivive il dolore della perdita in solitudine.

Le musiche drammatiche accompagnano coerentemente lo spettacolo, solo una canzone popolare italiana, “Felicità” di Albano, irrompe nella scena di tanto in tanto e strida fortemente con tutto ciò che succede intorno, cantando l’illusione o forse l’aspirazione di una famiglia.

Crediti

Regia: Kornél Mundruczó
Testo e drammaturgia: Kata Wéber
Cast: Izabella Dudziak, Dobromir Dymecki, Monika Frajczyk, Magdalena Kuta, Sebastian Pawlak, Justyna Wasilewska, Julia Wyszynska  
Assistente alla drammaturgia: Soma Boronkay
Traduzione: Jolanta Jarmolowicz
Set e costumi: Monika Pormale
Musica: Asher Goldschmidt
Lighting design: Paulina Góral.

Assistente alla regia: Karolina Gebska
Stage manager: Katarzyna Gawrys-Rodriguez
Traduzione durante le prove: Patrycja Paszt
Training fisico: Aleksandra Wozniak
Assistente alla scenografia, production manager: Karolina Pajak-Sieczkowska
Assistente costumista: Malgorzata Nowakowska
Consultazione linguistica: Andreas JönssonSindre Sandemo

Produzione TR Warszawa
Con l’aiuto di Institut Balassi (Varsavia)

Con il contributo di Culture.pl Adam Mickiewicz